La sostenibilità per Zegna Baruffa
Riportiamo integralmente per informazione l’articolo di Silvia Pieraccini del sole24ore di cui trascriviamo il link per un accesso diretto.
È uno dei più grandi produttori italiani di filati e l’unico che ha deciso di fare (per il secondo anno) il bilancio di sostenibilità, redatto secondo gli standard Gri sustainability reporting e revisionato da Deloitte. Eppure Zegna Baruffa, storica azienda biellese leader nei filati in lana con i marchi Baruffa, Chiavazza e Botto Poala, espositore storico del Pitti Filati, è anche uno dei pochi che al salone fiorentino non sbandiera prodotti fatti con fibre riciclate, con fibre di scarto, con materie prime tracciate all’origine o abbattendo l’uso di coloranti.
“Essere sostenibili non vuol dire fare piccole quantità di fili con materiali riciclati che magari non sai neppure quali trattamenti hanno subito nella vita precedente” spiega Paolo Todisco, amministratore delegato di Zegna Baruffa, controllata (51%) dalla famiglia di Alfredo Botto Poala, 113,7 milioni di fatturato 2018 (+12,5%), con 6 milioni di margine operativo lordo e 1,2 milioni di utile prima delle imposte. Il filato venduto è salito a 3,4 milioni di chilogrammi (+7,1%).
E ancora, nel bilancio di sostenibilità di Zegna Baruffa trovano spazio l’uso di energia elettrica 100% rinnovabile e le azioni messe in atto per ridurre le emissioni, la revisione degli impianti di depurazione per consumare meno prodotti chimici e meno acqua (da 50 anni l’azienda tratta tutte le acque reflue), la gestione e il trattamento dei rifiuti, le politiche per il personale, gli infortuni e la sicurezza. L’appendice è dedicata ai dati sugli aspetti ambientali.
“Lo sforzo fatto col bilancio di sostenibilità di riconsiderare in termini oggettivi, secondo linee definite, ciò che da sempre portiamo avanti con convinzione ha aggiunto lucidità e razionalità alle nostre scelte”, ha scritto il presidente Alfredo Botto Poala nella lettera agli stakeholder che accompagna il bilancio di sostenibilità.