Stop al greenwashing sulle obbligazioni, sì agli Eu Greenbond standard (EuGbs).

I green bond, o obbligazioni verdi, sono strumenti finanziari dedicati da enti pubblici o privati al finanziamento di progetti sostenibili e ambientali.

In Italia e in tutta Europa l’emissione di green bond da parte delle banche italiane ha avuto una forte accelerazione negli ultimi anni. Al passo con questa richiesta, il Parlamento Europeo ha recentemente approvato una nuova normativa per l’uso dell’etichetta european green bond, con l’obiettivo di combattere il greenwashing.

Tra queste regole vi è l’obbligo di divulgare informazioni su come verranno utilizzati i proventi del titolo, creando una strategia per l’impresa e dimostrando in che modo gli investimenti contribuiranno alla realizzazione di questa strategia. Gli standard consentiranno agli investitori di indirizzare il proprio denaro con maggiore sicurezza verso tecnologie e imprese più sostenibili.

Nell’ottica della trasparenza, la normativa prevista dal Parlamento Europeo contempla anche la sorveglianza da parte di revisori esterni, soggetti indipendenti che avranno il compito di valutare se gli standard sono stati rispettati. La normativa prevede che ci sia un periodo della durata di 18 mesi, dopo il quale le società che hanno intenzione di agire come revisori esterni per i green bond dell’Unione Europea dovranno provvedere a registrarsi direttamente presso l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA).

Fino a quando la tassonomia non sarà pienamente operativa, gli emittenti di un’obbligazione verde europea dovrebbero garantire che almeno l’85% dei fondi raccolti dall’obbligazione sia destinato ad attività economiche in linea con i criteri della tassonomia. L’altro 15% può essere assegnato ad altre attività economiche, a condizione che l’emittente rispetti i requisiti sulle informazioni sulla destinazione dell’investimento.

In copertina: Foto di Christian Lue su Unsplash