Chiunque si interessi alla green economy avrà certamente sentito parlare di Pepe Mujica. L’ex Presidente dell’Uruguay è stato un leader atipico che si è distinto per la sua capacità di diffondere, con il suo esempio concreto, modelli di sviluppo sostenibile. Ex fornaio e commerciante di fiori, capo della guerriglia dei Tupamaros, dopo lunghi anni in prigione si fece ambientalista attivo e nel corso del suo governo in Uruguay cercò di implementare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.
Con l’obiettivo di offrire ai suoi cittadini energia sostenibile a basso costo, fece costruire, grazie al sostegno della compagnia elettrica del governo uruguaiano e a numerosi investitori privati, decine di parchi eolici e solari. A dispetto dell’opinione di molti scettici, che vedevano in questa mossa una condanna dell’economia uruguaiana, il Paese iniziò a registrare una crescita costante. A conferma, ancora una volta, del fatto che sostenibilità è armonia con l’ambiente in un’ottica di benessere economico. Di rinuncia a una società di consumo, ma non di privazione o povertà.
Di seguito si riporta uno stralcio del discorso celebre, e sempre attuale, tenuto da Mujica alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile il 21 giugno 2012.
«Tutto il pomeriggio si è parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertà.
Che cosa svolazza nella nostra testa? […]
Mi domando: che cosa succederebbe al pianeta se gli indù avessero, in proporzione, la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: il mondo oggi possiede gli elementi materiali per far sì che sette o otto miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali? Sarà possibile tutto ciò? O dovremmo sostenere, un giorno, un altro tipo di discussione?
Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato società di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in tutto il pianeta.
Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa? È possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità?
Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti è di una enormità di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica!
L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo… E la vita!
Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, così, in generale.
Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. […]
Questa è una chiave di carattere culturale. Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante.
So che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non è la causa. La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato. E quello che dobbiamo cambiare è la nostra forma di vivere!
[…] E allora uno si fa questa domanda: questo è il destino della vita umana?
Le cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.
Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!
Quando lottiamo per l’ambiente naturale, dobbiamo ricordare che il primo elemento si chiama felicità umana.»
Il discorso completo è disponibile qui.
Bibliografia:
José Pepe Mujica, Non fatevi rubare la vita, traduzione e cura di Cristina Guarnieri, Roma: Castelvecchi, 2019.
Marco Bentivogli, José Pepe Mujica, Europa, non rimanere da sola!, Roma: Castelvecchi, 2019.
José Pepe Mujica, I labirinti della vita. Dialogo con Kintto Lucas, traduzione di Lucilla Soro, Roma: Castelvecchi, 2018.
José Pepe Mujica, Carlo Petrini, Luis Sepúlveda, Vivere per qualcosa, Milano: Guanda, 2018.
José Pepe Mujica, La felicità al potere, a cura di Cristina Guarneri e Massimo Sgroi, Roma: Castelvecchi, 2018.